PER NON DIMENTICARE

diario di un partigiano Giovanni BERTA

Prefazione

Giovanni Berta

Prima di accingermi a presentare questo libro, è d’uopo che dica chi è Giovanni Berta.

Nato a Sovere il 24.2.1918 da una famiglia di antiche tradizioni, primo di 5 fratelli, trascorse un’infanzia di estrema indigenza per la prematura morte del padre, che lo costrinse ancor fanciullo ad abbandonare gli studi, per dedicarsi al lavoro, onde alleviare gli stenti della famiglia. Chiamato alle armi nel 1939 fu coinvolto suo malgrado nei tragici eventi della lotta di liberazione per avvenimenti e circostanze assai ben descritte nel suo “DIARIO”.

Al termine del conflitto, rientrò in famiglia e si buttò con rinnovata energia nel lavoro. Seppe con estrema volontà emanciparsi dalla propria posizione subalterna ed a costo di molti sacrifici, coadiuvato dalla moglie che mai gli fece mancare l’aiuto e lo sprone, riuscì ad affermarsi nel proprio lavoro. La sua onestà e la sua capacità gli hanno valso la stima in un settore non certo facile ed in una zona ben al di fuori del suo circondario, tanto da meritare ambiti riconoscimenti anche nelle maggiori industrie del settore. Oggi può volgersi indietro a guardare con orgoglio il cammino percorso, con la sicurezza di aver ben operato, se le attestazioni di stima e di affetto ancor non gli mancano, pur avendo ormai rinunziato all’attività piena lavorativa, per l’età ormai matura.

L’idea del “DIARIO” nacque in Giovanni Berta, quando rientrato in famiglia ed abbandonato gli abiti militari, per tanti anni a lui usuali, si rese conto che le mutate abitudini di vita,con la necessità di attendere quotidianamente e fattivamente ai problemi del lavoro non gli avrebbero più consentito il vivo ricordo di un travagliato periodo così denso di avvenimenti e tanto importante per quello che sarebbe stato il nuovo corso degli eventi. Si accinse pertanto a riordinare le carte raccolte, le fotografie, i documenti e soprattutto ad appuntare gli avvenimenti così come gli si erano presentati, senza darne un’interpretazione di parte, ma sforzandosi di mantenere quella obiettività che sola avrebbe nel tempo trovato la ragione di ricordare un periodo tanto travagliato. Nacque così un’opera che nelle intenzioni dell’autore doveva essere solo un diario, strettamente personale, ma che invece assume livelli altamente poetici, per la semplicità del linguaggio che aiuta ad immedesimarsi nel personaggio e per la grande umanità che ne traspare dall’insieme.

Sono pertanto onorato di presentare questo libro, anche se mi rendo conto che non sono dal punto di vista letterari la persona per questo compito. Posso farvi fede però, che per quanto si riferisce al contenuto, il Diario di Leo pur nella visione forzatamente parziale per la stessa natura dello scritto che si riferisce a fatti vissuti in prima persona, ha la capacità di immedesimare il lettore in un racconto, che avvince per la vivezza delle cose dette e per la forza rievocativa che mantiene per tutta la lettura. Le persone, i fatti e le cose sono la fotografia esatta e storica di un periodo turbinoso per la nostra vita.

Chi come me l’ha tragicamente vissuto, saprà trarne grandi ammonimenti,. Mi auguro che gli stessi sentimenti possano trarne i nostri figli, che da questa lettura riescano a vivere uno squarcio della nostra passata giovinezza, vissuta con sacrificio e passione, ma soprattutto con estrema dignità.

Mario Paglia